giovedì 6 gennaio 2011

Interrogativi

Quali sono i miei interessi? E' una domanda che ho paura a pormi. Non riesco a rispondere, per qualche motivo a me oscuro il tutto sembra estremamente indecifrabile. Forse è l'aver passato un'intera vita a rincorrere quel che sarebbero dovute essere le mie passioni; giudicate in base a qualche assurdo standard a qualche aspettativa vittima di una vita non vissuta, della paura della mancata accettazione esterna, della fallita autorealizzazione. In un attimo tutto crolla, il falso non dura in eterno o se così è, lo è esclusivamente perche' non ce ne vogliamo accorgere. Sono passati anni in cui ero convinta di dover dare il massimo in tutto quello che facevo, in ogni minimo dettaglio, l'altra soluzione sarebbe stata rimanere ferma nel mio angolo, senza muovere un dito. Dunque meglio un passo nella direzione sbagliata ma fatto bene piuttosto che un accenno di movimento, uno spasmo, nella direzione percepita come giusta ma avventato e sgangherato. Segui la linea, guardala, un piede dietro l'altro e via, tu lo sai come si fa, lo fai bene. Ma a cosa mi ha portato tutto questo? Certo, varie soddisfazioni, quel che ho fatto l'ho sempre fatto dando il massimo, ho conseguito discreti risultati in ogni campo, ma era davvero quel che volevo? No. Erano scelte sentite? No. L'intera strada si è dispiegata su un viottolo ragionato, pieno di addobbi appositamente scelti per abbellire una stanza altrimenti considerata di un valore scarno e irriconosciuto.
E adesso? Adesso che ho smascherato tutta questa involontaria messa in scena non so piu' da che parte andare, ho paura di sbagliare nuovamente, di decidere piuttosto che di sentire. Ma come si impara a sentire? Come si capisce che una scelta è reale e non imposta? Come faccio a sapere se i miei interessi sono ancora  paillettes su vestiti immaginari e agognati oppure reali perle d'immaginazione, uniche componenti di un autentico monile?
Cosa mi risponderei se mi chiedessi qual è la cosa che continuerei a fare senza interpretare come dovere o pesante fardello? Disegnare? Non me lo sarei mai aspettata. Scrivere? Forse, ma scrivere col cuore, non con la mente. Sentire. Questo è quel che vorrei imparare a fare. Imparare a sentire e cogliere quel barlume di luce fioca per smuovere un passo, anche un solo passo, verso una direzione, spinta da me stessa, verso me stessa.

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