martedì 29 marzo 2011

Bianco

Oggi c'è il sole. Un sole stranamente caldo per essere ancora alla fine di un marzo temporalesco. Mi ricorda tante cose, a partire da quell'estate passata insieme, la scorsa estate... così improvvisa, appassionata e scompigliante, così inaspettata da far tremare la terra sotto ai piedi. Come se all'improvviso una navicella ti prelevasse dal tuo luogo sicuro e ti portasse a gran velocità verso una rotta paradisiaca, fino all'atterraggio. Le pareti non son più grigie, i fiori sbocciano, la gente comunica, ci si guarda negli occhi ed infine, a sunto di tutto ciò: non si è più soli. Hai qualcuno accanto quando vai a letto, quando ti alzi, quando prendi la nave per fare il giro delle Eolie, quando cucini, viaggi e persino quando leggi. Credimi, non ero abituata a tutto ciò e tu lo sai. Mi ero tolta la giacca per la prima volta; sentivo freddo. A tratti avrei voluto indossarla di nuovo, mettere un altro straccetto sulla mia pelle, tanto per proteggerla da quel vento. Quel soffio sul corpo faceva uno strano effetto: caldo, freddo, caldo, freddo e così via. Forse ero io a non essere in grado di bilanciare quelle sensazioni esterne con altrettanta sensibilità interiore. Accettare l'altro è fondamentale e purtroppo non solo a livello teorico. Il subconscio è allo stesso tempo luce e oscurità della nostra anima. Un momento ti spinge ad essere te stessa, a confonderti in quel bagliore accecante fino a sfaldare completamente il tuo essere nell'essenza altrui, nell'immediato attimo successivo ti logora con il suo buio cieco ed assoluto. Ma siamo noi a doverlo controllare, in fin dei conti questo io lo so. Sarebbe sicuramente più facile se esso fosse un semplice pensiero: "oggi penso ad altro". Non è così che succede. Il subconscio non è un pensiero, è l'anima stessa che ci da' origine, è quel caos primordiale che miliardi di anni fa scatenò questa incomprensibile vita così incredibilmente folle, contraddittoria ed allo stesso tempo sbalorditiva. La perfezione allo stato puro, nella sua più intima essenza costituita da innumerevoli atomi di disordine.
Mi ricorda un vecchio esperimento, uno di quelli che si fanno alle scuole elementari tanto per introdurre i bambini alla complessità della materia ed a non cedere alla lusinga della mera apparenza: a scomporre le cose e rimontarle per ottenere nuovi panorami. Ogni spicchio di un foglio a forma circolare veniva dipinto di un colore diverso: giallo, rosso, verde, nero, blu e così via. Dopodiché la maestra lo faceva volteare velocemente su sé stesso. Risultato: già lo sapete. Bianco come la purezza, come la perfezione, come la luce formata da infinite particelle di caos. Così deve essere la vita. La difficoltà sta nel non farsi prendere dalla permeante tentazione di focalizzarsi sui segmenti colorati in modo da poter vedere il senso dell'insieme prima che sia finita.

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