venerdì 31 dicembre 2010

Appiglio illusorio

A chi ci si aggrappa quando si cade? Chi si cerca dopo aver vanamente allungato la mano verso quell’appiglio, verso quella conca di letto adiacente e vuota? Si vaga, ci si esterna, si esce di casa guardando il mondo da spettatori solitari piuttosto che dalle nostre sicure e spesse finestre con vista sul cortile, rigorosamente limitrofo, giacente tra l'inseneatura e la parallela strada comunale. Piano, e con passi indugianti, si esce dal cancello, cercando di sbatterlo piano, senza far rumore: non vorremmo che qualcuno si accorgesse della nostra assenza da quella casa così indistruttibile, dalle mura splendenti e nuove di vernice indorata. Si scivola, come in un torrente e ci si precipita verso il primo sfavillio di vita, qualunque esso sia. Mestamente ci si appropinqua alle sue acque, contorcendoci ci lasciamo andare a fasulle capriole, ingenui volteggi che ci danno per un attimo l’illusione della quiete. Solo un attimo.

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