Riflettevo… e mi accorgo di non capire. Quando non si capisce qualcosa il modo migliore per decifrarlo è scrivere, o almeno penso. Non si tratta di un puzzle da ricomporre, sarebbe troppo semplice avere già tutti i pezzi sul tavolo. No, qua si tratta di produrre un disegno complesso formato da tante linee continue e attorcigliate su sé stesse. Forse quel che si ottiene alla fine è un disegno, forse invece il segreto sta solo nel far combaciare le linee e godere di quel dipinto astratto che segna la via della nostra vita.
La mia linea è spezzata, non riesco a trovare quel pezzo… non riesco disegnarlo; innanzitutto non so cosa dovrei tracciare: una curva? Una linea spezzata? Una retta?
Perché tornare è così spaventoso? Anche solo l’idea mi terrorizza. Nel deserto in fondo si sta bene, si vaga di oasi in oasi, ci si abitua alla temperatura della sabbia rovente, agli sbalzi del sole che tramonta e risale e alle rare presenze che ci circondano. Tutto sembra così rassicurante. Si stabiliscono contatti con il cielo, si impara a riconoscere il volo degli uccelli, apparentemente uguale ma sempre diverso. Si guarda alle sfumature, notando enormi differenze in trame regolari e consuete.
L’assenza di una strada può dare un’idea di libertà difficile da abbandonare, o forse è l’idea di non doverci scontrare con i sassolini disseminati sull'asfalto dissestato ad attrarci e trattenerci nella sabbia?
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