E cosa ci fa tutta questa gente intorno a me? "Fa la mia vita, fa la tua vita" Rispondeva qualcuno cantando ed è proprio vero. Esimersi dal giudicare può essere davvero arduo, ma con che sfacciataggine non lo si fa? Chi ci da' l'insano coraggio di interferire nelle vite altrui? Per quale motivo giudicare?
L'interesse è senz'altro l'ultimo di quelli plausibili. E allora vorrei essere su un'isola deserta, o ancora meglio in un mondo fatto di note di silenzio e di ombre in lontananza. Vorrei osservare, dalla posizione in cui siedo, ogni singola macchia scura che mi si aggira intorno, senza interloquirci, senza parole. Perché le parole sono inutili, superflue, false. Non esiste parola che sia sincera fino in fondo, tantomeno queste. Una volta lasciate andare riescono a fare più danni di qualsiasi marchingegno esplosivo. Le parole ci distolgono dai fatti, raramente ce li fanno notare. Le parole non sono espressione dell'anima, ma una mera putrefazione di essa, una sorta di insaccato di sensazioni diverse codificate nell'unico segnale riconoscibile. Ventuno lettere componibili in innumerevoli parole parti di innumerevoli combinazioni e non riusciamo a fare niente di meglio? Ciò che viene sentito raramente può esser declassato in una serie di suoni più o meno armonici, è troppo difficile. Al contrario emetterli è troppo facile. Al riguardo siamo come bestie rabbiose che abbaiano guaiti disconnessi e sgraziati. Ed il pensiero... non è altro che un bambino che cerca di comprendere le parole dei grandi... il pensiero ci inganna in buona fede, perché non capisce, le parole, al contrario, in malafede, perché pretendono un significato. Cercare di capire è inutile. Giudicare è inutile. Parlare anche. Vorrei solo togliere il volume, come se la realtà stesse nel silenzio, nell'irriproducibile quiete di un tempo che scorre tra le nostre inconsapevoli mani di bambini.
martedì 17 maggio 2011
mercoledì 11 maggio 2011
Missing something
Mi sfugge qualcosa...
Strana sensazione
Riflettevo… e mi accorgo di non capire. Quando non si capisce qualcosa il modo migliore per decifrarlo è scrivere, o almeno penso. Non si tratta di un puzzle da ricomporre, sarebbe troppo semplice avere già tutti i pezzi sul tavolo. No, qua si tratta di produrre un disegno complesso formato da tante linee continue e attorcigliate su sé stesse. Forse quel che si ottiene alla fine è un disegno, forse invece il segreto sta solo nel far combaciare le linee e godere di quel dipinto astratto che segna la via della nostra vita.
La mia linea è spezzata, non riesco a trovare quel pezzo… non riesco disegnarlo; innanzitutto non so cosa dovrei tracciare: una curva? Una linea spezzata? Una retta?
Perché tornare è così spaventoso? Anche solo l’idea mi terrorizza. Nel deserto in fondo si sta bene, si vaga di oasi in oasi, ci si abitua alla temperatura della sabbia rovente, agli sbalzi del sole che tramonta e risale e alle rare presenze che ci circondano. Tutto sembra così rassicurante. Si stabiliscono contatti con il cielo, si impara a riconoscere il volo degli uccelli, apparentemente uguale ma sempre diverso. Si guarda alle sfumature, notando enormi differenze in trame regolari e consuete.
L’assenza di una strada può dare un’idea di libertà difficile da abbandonare, o forse è l’idea di non doverci scontrare con i sassolini disseminati sull'asfalto dissestato ad attrarci e trattenerci nella sabbia?
lunedì 9 maggio 2011
Non bisognerebbe - F. Guccini
Non bisognerebbe mai ritornare:
perchè calcare i tuoi vecchi passi,
calciare gli stessi sassi,
su strade che ti han visto già a occhi bassi?
Non troverai quell' ombra che eri tu
e non avrai quell' ora in più
che hai dissipato e che ora cerchi;
si scioglierà impossibile il pensiero
a rimestare il falso e il vero
in improbabili universi.
Eppure come un cane che alza il muso e annusa l' aria
batti sempre la tua pista solitaria
e faccia dopo faccia e ancora traccia dopo traccia
torni dove niente ti aprirà le braccia...
E rimpiangere, rimpiangere mai.
Come piovigginano le vecchie cose:
perchè fra i libri schiacciare rose
di risa paghe e piene delle spose?
E buttar via un' incognita e uno scopo,
trascurare il giorno dopo
come se chiudesse sempre;
studiar la stessa pagina di storia
conosciuta già a memoria,
date e luoghi impressi a mente.
Ma gocciola da sempre sul bagnato, tesoriere dei tuoi giorni,
di chi ha preso e di chi ha dato.
E ora dopo ora e dopo un attimo ed ancora
la poetica consueta è "dell' allora"...
Primo, non ricordare,
perchè i ricordi sono falsati,
i metri e i cambi sono mutati
per la spietata legge dei mercati.
E' come equilibrarsi sugli specchi,
ad ogni occhiata un po' più vecchi,
opachi, muti e deformanti.
Frugare dentro ai soliti cassetti
dove non c'è quel che ci metti
e mai le cose più importanti.
E invece come tutti sempre lì a portarli addosso, a ricercare
quel sottile straccio rosso
che lega il tempo assente ed il presente e nella mente,
tutto questo poi ci si confonderà,
tutto questo poi ci si...
Non bisognerebbe mai ricordare...
perchè calcare i tuoi vecchi passi,
calciare gli stessi sassi,
su strade che ti han visto già a occhi bassi?
Non troverai quell' ombra che eri tu
e non avrai quell' ora in più
che hai dissipato e che ora cerchi;
si scioglierà impossibile il pensiero
a rimestare il falso e il vero
in improbabili universi.
Eppure come un cane che alza il muso e annusa l' aria
batti sempre la tua pista solitaria
e faccia dopo faccia e ancora traccia dopo traccia
torni dove niente ti aprirà le braccia...
E rimpiangere, rimpiangere mai.
Come piovigginano le vecchie cose:
perchè fra i libri schiacciare rose
di risa paghe e piene delle spose?
E buttar via un' incognita e uno scopo,
trascurare il giorno dopo
come se chiudesse sempre;
studiar la stessa pagina di storia
conosciuta già a memoria,
date e luoghi impressi a mente.
Ma gocciola da sempre sul bagnato, tesoriere dei tuoi giorni,
di chi ha preso e di chi ha dato.
E ora dopo ora e dopo un attimo ed ancora
la poetica consueta è "dell' allora"...
Primo, non ricordare,
perchè i ricordi sono falsati,
i metri e i cambi sono mutati
per la spietata legge dei mercati.
E' come equilibrarsi sugli specchi,
ad ogni occhiata un po' più vecchi,
opachi, muti e deformanti.
Frugare dentro ai soliti cassetti
dove non c'è quel che ci metti
e mai le cose più importanti.
E invece come tutti sempre lì a portarli addosso, a ricercare
quel sottile straccio rosso
che lega il tempo assente ed il presente e nella mente,
tutto questo poi ci si confonderà,
tutto questo poi ci si...
Non bisognerebbe mai ricordare...
Rabbia
Mi domando come puoi anche solo chiedermi di capirti e perdonarti. Tutto ciò è inammissibile, non capisci nemmeno lontanamente quel che ho dovuto passare, per te è tutto così semplice. I rancori non spariranno, inutile sperarci. Possono solo essere messi da parte...
Opening the cage
Penso che in fondo nessuno sappia mai realmente cosa fare.
"Cosa devo fare?"
Inutile quanto ripetitiva domanda che poniamo ogni giorno a noi stessi.
In qualsiasi campo, l'interrogativo che sovviene è sempre il solito.
Come stupidi bambini, con la colpa dell'ignoranza, ci fermiamo a pensare, ad articolare in parole concetti fatti di gas fumosi ed arzigogolati, come galassie.
Domanda - Risposta.
Non è questo ciò che ci hanno insegnato?
Ad ogni domanda corrisponde una risposta. E' sì vero, ma non sappiamo mai quanto la risposta possa essere davvero giusta.
A volte pensare è altrettanto stupido quanto tirare sassi nel mare, abitudine che almeno ci allieta il tempo, anziché straziarlo strappandocelo via inesorabilmente dalle mani.
Così scagliamo una pietra. Un gesto, nessun perché.
Pensare è inutile.
Sentire è vivere.
Le scelte vanno sentite, non pensate, non capite, tantomeno giudicate.
Eppure talvolta è proprio il nostro stesso giudizio a fermarci relegandoci in un mondo di scelte non fatte, di bellissimi volatili colorati tenuti in gabbia, perché troppo belli e troppo amati per essere lasciati andare, persino verso la libertà.
Solo quando riusciremo a perdere quella parte di noi stessi che tentiamo a tutti i costi di proteggere... forse solo allora riusciremo ad essere felici, a costo di perdere di vista quel pallino colorato che si libra verso l'orizzonte diffondendo i suoi meravigliosi colori nel cielo, verso l'ignoto, verso un volo forse sbagliato, ma certamente sospinto dalla natura.
Niente più gabbie, niente più colori, ma nemmeno amarezze. Non esiste niente di così bello da dover essere protetto a tutti i costi.
Tiriamo fuori la gemma preziosa dall'armadio, indossiamola tutti i giorni, con ogni tipo di abito. Il valore delle cose sta negli obiettivi che esse possono raggiungere, non nelle mere ed autoreferenziali caratteristiche intrinseche atte a prosciugarne ogni senso di esistenza.
"Cosa devo fare?"
Inutile quanto ripetitiva domanda che poniamo ogni giorno a noi stessi.
In qualsiasi campo, l'interrogativo che sovviene è sempre il solito.
Come stupidi bambini, con la colpa dell'ignoranza, ci fermiamo a pensare, ad articolare in parole concetti fatti di gas fumosi ed arzigogolati, come galassie.
Domanda - Risposta.
Non è questo ciò che ci hanno insegnato?
Ad ogni domanda corrisponde una risposta. E' sì vero, ma non sappiamo mai quanto la risposta possa essere davvero giusta.
A volte pensare è altrettanto stupido quanto tirare sassi nel mare, abitudine che almeno ci allieta il tempo, anziché straziarlo strappandocelo via inesorabilmente dalle mani.
Così scagliamo una pietra. Un gesto, nessun perché.
Pensare è inutile.
Sentire è vivere.
Le scelte vanno sentite, non pensate, non capite, tantomeno giudicate.
Eppure talvolta è proprio il nostro stesso giudizio a fermarci relegandoci in un mondo di scelte non fatte, di bellissimi volatili colorati tenuti in gabbia, perché troppo belli e troppo amati per essere lasciati andare, persino verso la libertà.
Solo quando riusciremo a perdere quella parte di noi stessi che tentiamo a tutti i costi di proteggere... forse solo allora riusciremo ad essere felici, a costo di perdere di vista quel pallino colorato che si libra verso l'orizzonte diffondendo i suoi meravigliosi colori nel cielo, verso l'ignoto, verso un volo forse sbagliato, ma certamente sospinto dalla natura.
Niente più gabbie, niente più colori, ma nemmeno amarezze. Non esiste niente di così bello da dover essere protetto a tutti i costi.
Tiriamo fuori la gemma preziosa dall'armadio, indossiamola tutti i giorni, con ogni tipo di abito. Il valore delle cose sta negli obiettivi che esse possono raggiungere, non nelle mere ed autoreferenziali caratteristiche intrinseche atte a prosciugarne ogni senso di esistenza.
| Inutile pensare, vivere è sentire. Non esiste bellezza degna di protezione. |
domenica 8 maggio 2011
Sentimenti contrastanti
Ogni volta sento che è sempre più difficile tornare su quella strada, quella sulla quale avrei voluto correre. Ogni tua parola, gesto, mi ricorda quanto io abbia sofferto, quanto tu mi abbia logorato in quei lunghissimi otto mesi. Il tuo comportamento attuale mi fa solo pensare di volermi perdere in questo deserto, dove non c'è niente, ma solo la speranza di una nuova strada.
domenica 1 maggio 2011
Mancanza
Qualcosa manca, lo si avverte durante il giorno, quando con una lontana determinazione mi destreggio tra i mille compiti usuali ed odierni.
Manca quando vado a letto e quando mi sveglio, e non penso.
Manca, ma di una mancanza discreta, quasi come se qualcuno di notte, mentre dormo, mi togliesse il cielo da sopra la testa, senza che me ne accorga.
Manca, della mancanza sottile degli abiti estivi, quando piove ed allora si attaccano alla pelle, formando uno strato unico e morbido al tatto.
Manca con la mancanza delle cose necessarie, talmente indispensabili da non essere notate nella loro assenza.
Manca il copione di questo spettacolo, il titolo a questo libro...
Manca.
Manca quando vado a letto e quando mi sveglio, e non penso.
Manca, ma di una mancanza discreta, quasi come se qualcuno di notte, mentre dormo, mi togliesse il cielo da sopra la testa, senza che me ne accorga.
Manca, della mancanza sottile degli abiti estivi, quando piove ed allora si attaccano alla pelle, formando uno strato unico e morbido al tatto.
Manca con la mancanza delle cose necessarie, talmente indispensabili da non essere notate nella loro assenza.
Manca il copione di questo spettacolo, il titolo a questo libro...
Manca.
Malinconia
Le sensazioni passate non sono quelle presenti.
Le sensazioni presenti non sono quelle future.
Ed in questa confusione mi manca ciò che era, manca perché non è, né sarà.
Quel che perso è andato.
Ci sono treni che ripassano, ma non sono più gli stessi. Cambiano le persone a bordo, ma soprattutto è il bagaglio che ci trasciniamo dietro a cambiare.
Noi, ignari viaggiatori in balia di un tabellone di arrivi e partenze ripetute.
Non sono più io, non siamo più noi, anche se tu sei lo stesso.
Nessuno può capire cosa voglia dire perdere un treno, sbagliare carrozza o aspettare quello dopo, che non si sa mai se arriva.
In questo intreccio di vite ci è dato solo godere degli istanti, degli infinitesimali frammenti.
E allora ci si può sdraiare a guardare le stelle e cercare di svelare l'arcana trama di questo romanzo di cui non potremo raccontare la fine.
Si può tentare di capire, si tenta, ma senza giungere a niente.
Le stelle son sempre tante, la loro disposizione è, seppur armonica, così casuale, quasi come se il destino si beffasse di noi e cercasse di farci trovare un senso dove non c'è, perché non ci può essere.
E allora scrutiamo, contiamo e quando non ne possiamo più ci mettiamo a giocare con quelle lucciole lontane cantando loro la nostra malinconia per momenti passati, non accorgendoci che anche loro stesse potrebbero già appartenere a ciò che fu. Ma, al pari di un ricordo, anch'esse trasmettono ancora la loro luce, affinché queste bestie lontane, quali noi siamo, possano continuare ad ingozzarsi di sogni irrealizzati in attimi illusori che la mente stenta a comprendere.
Le sensazioni presenti non sono quelle future.
Ed in questa confusione mi manca ciò che era, manca perché non è, né sarà.
Quel che perso è andato.
Ci sono treni che ripassano, ma non sono più gli stessi. Cambiano le persone a bordo, ma soprattutto è il bagaglio che ci trasciniamo dietro a cambiare.
Noi, ignari viaggiatori in balia di un tabellone di arrivi e partenze ripetute.
Non sono più io, non siamo più noi, anche se tu sei lo stesso.
Nessuno può capire cosa voglia dire perdere un treno, sbagliare carrozza o aspettare quello dopo, che non si sa mai se arriva.
In questo intreccio di vite ci è dato solo godere degli istanti, degli infinitesimali frammenti.
E allora ci si può sdraiare a guardare le stelle e cercare di svelare l'arcana trama di questo romanzo di cui non potremo raccontare la fine.
Si può tentare di capire, si tenta, ma senza giungere a niente.
Le stelle son sempre tante, la loro disposizione è, seppur armonica, così casuale, quasi come se il destino si beffasse di noi e cercasse di farci trovare un senso dove non c'è, perché non ci può essere.
E allora scrutiamo, contiamo e quando non ne possiamo più ci mettiamo a giocare con quelle lucciole lontane cantando loro la nostra malinconia per momenti passati, non accorgendoci che anche loro stesse potrebbero già appartenere a ciò che fu. Ma, al pari di un ricordo, anch'esse trasmettono ancora la loro luce, affinché queste bestie lontane, quali noi siamo, possano continuare ad ingozzarsi di sogni irrealizzati in attimi illusori che la mente stenta a comprendere.
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