giovedì 7 aprile 2011

Finita


Sono qui, con me stessa, con le mie parole. Una volta passato lo shock a caldo, sempre più facile da superare, mi ritrovo sola. Immobile, sguardo perso nel vuoto, rigida come un corpo morto. E’ freddo, ma non riesco  a muovermi. 
Continuo a fissare il vuoto in una completa assenza di pensieri. Un’apocalisse dell’anima dopo la distruzione. Sei stato il mio attila, sei passato e non è rimasto nemmeno un filo d’erba. E’ come se non fossi nel luogo dove mi trovo, come se tra me e la stanza ci fosse uno smisurato campo magnetico e dentro di me un enorme buco nero che tutto risucchia. Il nulla, in questo momento sono il nulla. Sono un vuoto totale, l’assenza di sensazioni, il panico paralizzante, come dopo un incidente stradale od il morso di un serpente velenoso. Stasera mi hai tolto ogni briciolo di vita. Non riesco a muovermi. In un attimo hai cancellato tutto quel che poteva essere. Sto male se ripenso a ciò che è avvenuto, mi hai dipinto come un mostro che merita di star solo. Tu eri lì, la tua faccia sparava sentenze contro la mia, parole talmente orribili che mai e poi mai avevo ricevuto nella mia vita e mai credo che riceverò. Io ti ho dato tutto. Non voglio darti più niente. Hai cancellato ogni traccia di noi, adesso so come mi vedi ed io ho bisogno di altro. Ho bisogno di essere apprezzata per quel che sono, sono stata e sarò. Tu non hai apprezzato niente di tutto questo, sono stata un continuo oggetto di critica, a partire dal passato, fino al presente. Non hai mai amato niente di me fino in fondo. Ho bisogno di essere amata, apprezzata, voluta, desiderata ed allo stesso tempo ho bisogno di qualcuno da amare, desiderare, volere, qualcuno con cui sentirmi a casa, accettata. Non voglio più sentirti, sparisci. Sono stata un’illusa a pensare di correre verso di te, non ti ho perdonato niente, nessuno in vita mia si era mai permesso di farmi stare così. Sparisci. Cosa sono adesso le parole dette? So di poter essere felice, voglio essere felice, ma con te non posso esserlo, mi hai ferito a morte. La parte che viveva con te se ne è andata. Corrimi dietro, voltami con le tue mani, aggrappati ai miei capelli mentre cammino imperturbabile. Non mi volterò, correrò via, verso l’orizzonte. Batterò ogni misero centimetro di questo deserto, passerò ad abbeverarmi ad ogni oasi, o piuttosto morirò di sete, ma non tornerò da te. Quella strada si è rivelata piena di pruni, fantasmi del passato e mostri del presente. Merito assai di più, posso dare assai di più. Sparisci dalla mia vista! Meglio morire correndo da soli verso un orizzonte piuttosto che vivere correndo verso di te. 

Come può una persona che dice di amarti farti così tanto male? Trattarti in questo modo? Tu non mi hai mai amato. Forse un mese, forse due, sicuramente non adesso. Voglio che tu sparisca. 
Il concetto è chiaro. Basta. 
Merito qualcuno che mi veda dentro, merito di più. Adesso vorrei solo che tutto questo sparisse. Vorrei poter prendere una pillola e dormire profondamente, perché temo sia l’unico modo per farlo. La tristezza che mi hai lasciato dentro è immensa. 
Vorrei svenire al tocco gentile con la superficie del letto e sprofondare laddove non esiste più niente se non lusinghieri pensieri di leggerezza. Oppure vorrei qualcuno accanto a cui avvicinarmi in preda a questo vuoto, qualcuno a cui avvolgermi mentre dormo, per non sentirmi così sola come mi hai lasciato, come quel famoso aratro…

Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese!
quando partisti, come son rimasta!
come l’aratro in mezzo alla maggese”

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