venerdì 22 aprile 2011

Viaggio

E vago, vago nel deserto, ma con polso più fermo. Alla monotonia ci si abitua sempre. Semplice, lineare, chiara. Si va avanti. A volte per inerzia, a volte con cognizione del viaggio, come se da qualche parte ci fosse una meta.
Follia o speranza? Come in una strada a senso unico la seconda conduce alla prima, ma la prima blocca la via verso la seconda. Perché in ogni speranza c'è un po' di follia, ma quando giungi alla follia è difficile poter arrivare alla speranza. Come nella vita, anche questa appartiene alle strade da imboccare nel giusto senso.
Spesso sperare ci fa iniziare il viaggio, ma bisogna esser folli per proseguirlo quando al nostro cospetto si estende solo l'abituale e sconcludente orizzonte, quasi fine a sé stesso. Ma cosa giustifica realmente il viaggio? La meta? E cosa giustifica la meta? Forse il viaggio?
Che gioia provano coloro che ad ogni passo si voltano a domandarsene il senso? E come soffre chi sente il bisogno di giustificare le proprie azioni?

La vita è così lunatica ed incostante; dove finiremmo se alla fine dei nostri passi ci voltassimo a chiederci "a cosa è servito?".
"Niente" sarebbe la risposta esatta. Forse non è il fine a giustificare i mezzi, ma i mezzi a giustificare il fine stesso. Muovere ogni passo nella direzione desiderata, pregustarsi l'arrivo ed allo stesso tempo godersi il panorama, sperimentare ogni sentiero di montagna, viottolo di campagna, sterrato di periferia, duna del deserto...

"ogni nome il sigillo di un lasciapassare
per un guado una terra una nuvola un canto
un diamante nascosto nel pane

per un solo dolcissimo umore del sangue
per la stessa ragione del viaggio viaggiare"

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