Il tempo ci inganna. Effimero propagandatore di attimi fuggiti, treni passati, ricordi ancora vividi. Tutto rimane così impresso nell'anima. Le sue lancette ci riportano indietro a quando tutto ancora era diverso: un'ora, un minuto, un anno. Così ci ritroviamo a pensare a routine ripetute, allora uguali, adesso incoerentemente estranee.
"L'ultima volta che sono uscita da lavoro stavo ancora con lui"
"L'ultimo Natale eravamo ancora tutti uniti"
A chi non è capitato?
Non è il mio caso; niente uscite da lavoro, niente Natali trascorsi insieme, ma il concetto è chiaro.
Succede a volte di riflettere su come tutto possa cambiare ed a come quel tutto si leghi inevitabilmente ad un qualcosa di stoicamente statico: il tempo.
Ore 17.00: avevo ancora una speranza.
Ore 18.00: tutto finito.
E così via.
Quando quella lancetta segnava il pieno non sapevo che saresti tornato.
Il tempo, quando non percepito, ci da' la vana illusione che tutto sia nato per durare.
Quando percepiamo il suo passaggio capiamo invece che tutto può cambiare e nel modo più inaspettato; le nostre certezze svaniscono, altre si costruiscono, le routine scompaiono, la vita si evolve.
La verità è che noi cambiamo, come è vero che in fondo rimaniamo sempre gli stessi, ed il tempo non è che un mero ed ingannevole scanditore di momenti passati, di foglie sovrapposte in questa tempesta di vento.
Ma ogni tanto l'occhio cade su quella lancetta ed il pensiero ritorna, la malinconia sale.
Vivere fuori dal tempo, fuggire il lusinghiero inganno dei ricordi, capire che la vita è troppo imprevedibile per poter fare programmi...
per contraddizione anche tutto ciò richiede tempo e talvolta rimane un sogno...
Tac
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